Walkabout letteralmente significa “cammina in giro” e viene usato nei modi più svariati: andare in giro senza una meta precisa, una passeggiata fra la folla, un ritorno alle proprie origini. Entrato nel linguaggio comune il termine si riferisce in realtà al lungo viaggio rituale che gli aborigeni saltuariamente intraprendono attraversando a piedi le distese del bush australiano. Il bush, la boscaglia, il deserto, la prateria o più semplicemente l’ambiente naturale e selvaggio lontano da quello civilizzato e urbano.

Nella cultura aborigena queste lunghe camminate svolgono un ruolo essenziale: creare contatti, scambiare risorse, apprendere e lasciare tradizioni, usanze, canti e riti di altre popolazioni. Si cammina in giro, nelle sterminate distese incolte, nelle città, nelle strade impolverate di qualche paese sperduto e si cerca. Anzitutto se stesso, spesso nell’altro.

Questo è il senso del nostro viaggio. Questo forse è l’unico senso del viaggio. L’esperienza.  

Ed è la voglia di esperienza, di scambio, di ricerca che speriamo di trovare nel nostro ospite.
Noi ti doniamo noi stessi, con le nostre praterie, montagne, spiagge, barche, streghe e janare, monaci e monacielli, santi e monasteri, briganti e soldati, storie e leggende, vizi e virtù. Che sono nostri e di nessun altro. Si chiama identità. Pochi luoghi affollati e mete conosciute, tanti vicoli, cieli aperti, mari di notte, anse di fiumi e pranzi condivisi. Non saremo guide ma contadini, massaie, pescatori, fotografi, ristoratori desiderosi di lasciarti un po’ di noi e raccogliere un po’ di te. Saremo compagni di strada e non accompagnatori. Testimoni del tuo, speriamo, indimenticabile walkabout.