Racconto di viaggio


Monte Cervati, gennaio 2018

È il giorno del mio compleanno, Vincenzo mi sveglia prestissimo. Ha in mano le mie scarpe da trekking ed un paio di guanti impermeabili nuovi. Mi dice soltanto di vestirmi in maniera pesante. Per una maniaca dell’organizzazione e del controllo come me, queste poche informazioni, mi agitano e non poco, ma provo a lasciarmi andare, in fondo è il mio compleanno e le sorprese possono essere solo gradite.

Dopo un’ora di tragitto in auto arriviamo a Piaggine seguendo la SS18, prendiamo l’uscita in direzione Roccadaspide, procediamo lungo la SS16 proseguendo prima per Castel San Lorenzo e poi per Piaggine (per fortuna non ero bendata e posso documentare come si raggiunge la nostra meta). Nella piazza principale del borgo di Piaggine, ad attenderci c’è Luigi, caro amico di Vincenzo. Luigi mi svela che il nostro viaggio non è ancora terminato e mi invita a salire sul suo fuoristrada.

Il nostro percorso procede seguendo le indicazioni per il monte Cervati. Ai bordi della strada, cumuli di neve fanno da cornice ad una vegetazione fatta di alberi rigogliosi e fitta boscaglia. Attraversiamo un ponte sul fiume Calore fino a raggiungere la Fontana dell’Acqua dei Cavalli fino al Piano di Roti per poi, lasciarci alle spalle la strada asfaltata e intraprendere il nostro tragitto lungo una via sterrata. La vetta del Monte Cervati è ancora lontanissima, io non so bene cosa aspettarmi da questa giornata, non so se la mia meta è proprio la cima di quel Monte, alto 1899 metri. Dalle informazioni del mio autista che funge anche da guida, apprendo che il Monte Cervati si trova nel comune di Sanza, al confine con il comune di Piaggine e che esistono svariati percorsi per raggiungerlo, uno di questi è percorribile a dorso di cavallo, attività che lui svolge molto spesso, quando la neve non cade copiosa e abbondante.

Mentre l’auto di Luigi sembra correre rapida schivando fossati e conche d’ acqua ghiacciata, io mi lascio strabiliare dal panorama incantato che si apre ai miei occhi. Lo stupore mi eccita molto ma al contempo la calma serafica di questi paesaggi ovattati mi infonde serenità.

Dopo alcuni km, raggiungiamo la Fontana dei Caciocavalli, la nostra prima tappa. Un’ area di sosta è stata creata qui dove chiunque può usufruire della tettoia riparata e del braciere per ristorarsi, scaldarsi accendendo il fuoco o semplicemente per riposarsi. Da questo punto, non è più possibile procedere in auto, lasciamo la macchina per procedere a piedi (ora mi è chiaro a cosa servissero gli scarponcini da trekking). Luigi ci consiglia di procurarci un bastone, sarà utile durante il nostro cammino. Seppure il tragitto appare ben tracciato, tante sono le diramazioni che si susseguono, per dei neofiti come noi, sarebbe molto semplice smarrirci dunque seguiamo pedissequamente Luigi. Attraversando una viuzza in salita, giungiamo in un’area pianeggiante dove si erge un rifugio. Si tratta dell’unico rifugio esistente prima di arrivare in cima. La struttura in legno e muratura si compone di due piani. Al piano inferiore, il camino con il suono della legna scoppiettante rende accogliente e piena di atmosfera la sala comune adibita ai pasti. Al piano superiore, 16 posti letto in tre camere riscaldate. Un pasto caldo è proprio quello che ci vuole. Ci accomodiamo a tavola, insieme ai proprietari, persone squisite e calorose come il cibo che abbiamo mangiato. Luigi comincia a cantare e a suonare la sua inseparabile ciaramella. Lo seguiamo improvvisando passi di danza fuori tempo e cantando stornelli stonati. È un’atmosfera magica, fuori dal tempo e dallo spazio.

Si è fatto tardi, dobbiamo raggiungere la fontana dei Caciocavalli, dove abbiamo lasciato l’auto, prima che faccia buio.

La nostra giornata termina qui. Riscendiamo la montagna con il cuore pieno di gioia per questa piacevole avventura ma promettiamo di ritornarvi in estate per poter continuare il nostro viaggio fino in cima, dove si erge “La Cappella della Madonna della Neve”.

Alessandra