Un viaggio alla scoperta di Agropoli


lunedì, 26 marzo 2018

Pensare ad Agropoli significa sentire il sale del Tirreno sulla pelle, sentirne la potenza dei flutti e del moto ondoso che trasporta gocce di leggende, perle di miti e sussurri di epoche lontane. 

Agropoli è intreccio di epoche incastonate nel telaio della storia, dal Neolitico fino alle voci di Greci, Bizantini e Saraceni. Se dovessimo tracciare sulla sabbia il cerchio della storia di questo centro costiero, inizieremmo dal ritmo ancestrale delle epoche preistoriche, seguendo il profilo del corpo di Agropoli, che nei secoli ha cambiato volto a seconda del sussurro dell’antichità. Fin dal Neolitico, il territorio è stato frequentato da popolazioni dedite all’arte della caccia e della pesca: la caccia era favorita dal proliferare di freschi boschi di macchia mediterranea, fitti e lussureggianti, e la pesca dalla distesa marina che si dispiegava a vista d’occhio, e che fin da subito fu la prima risorsa di Agropoli, il suo punto di forza cruciale e decisivo. Alla foce del fiume Testene vi era una piccola baia, utilizzata poi in seguito dai Greci per gli scambi commerciali e per comunicare con la vicina Poseidonia (Paestum), con cui fin da subito vi fu un legame imprescindibile. I Greci furono attratti da quel territorio aspro, selvaggio, eppure baciato dolcemente dal mare luccicante, e sul promontorio che prende il nome di “Petra” edificarono un tempio ad Artemide, dea della caccia, degli animali selvatici, delle foreste aspre e del tiro con l’arco, ma anche emblema delle iniziazioni femminili e protettrice della verginità. Così come vergine era quel territorio, e che dopo l’avvento dei Greci venne profanato da incursioni di Vandali, Longobardi, fino alla guerra greco-gotica (tra il 535 e il 553), in cui i Bizantini crearono ufficialmente una roccaforte che prese il nome di “Acropolis”, “città alta”, ispirandosi alla suddivisione vigente nelle antiche città greche e battezzando così quel territorio vergine e protetto dalla dea Artemide.

Dopo aver rispolverato un po’ la storia antica del borgo, a cosa penseremmo se ci trovassimo a dover stilare una mappa delle migliori attrattive di Agropoli? Per quanto riguarda il mare, vi è l’imbarazzo della scelta, perché è quasi d’obbligo concedersi ore di relax, brezza marina e frescura presso le varie baie e spiagge che ornano il corpo di Agropoli come un diadema di rubini. Una delle baie più famose è quella di Trentova, che prende il nome dallo scoglio omonimo, e che deriva dal fatto che secondo la leggenda furono trovate nelle grotte sotto la roccia trenta uova di gabbiano o di tartaruga marina. La baia è dolcemente incastonata nel profilo del borgo, tra ciuffi aspri e selvaggi di vegetazione agreste e tra discese e salite che ricordano le viuzze dei piccoli villaggi delle isole greche, ed è fornita di bar, lidi ed attrezzature turistiche a volontà. Accanto alla baia di Trentova, troneggia la Baia di San Francesco, che prende il nome dal monastero sovrastante e dallo scoglio ubicato in mezzo al mare, riconoscibilissimo perché vi è una croce che svetta in alto. La zona costiera è lunga 3 km, ed è tutta da esplorare, tra una nuotata al largo tra le profondità e una passeggiata che, proseguendo verso nord e seguendo il corso di rigagnoli e fiumiciattoli che si aprono in mezzo alla sabbia, conducono fino a Paestum.

Anche il centro del paese è ricco di attrattive interessanti e di tipicità da non sottovalutare: il centro storico, solcato da stradine tipiche di ciottoli e di vicoli, è pieno di negozi, bar e locali, che servono la tipica pizza agropolese in un cesto di vimini, da gustare magari osservando i tipici “scaloni” del centro storico, uno dei pochissimi esempi di salita a gradoni ben conservata e caratterizzata da gradinate larghe, basse e possenti. Il Medioevo ha lasciato le sue tracce ben visibili sul volto di Agropoli, ed è possibile osservare la Porta d’ingresso al centro storico, ornata di merli, l’imponente stemma marmoreo e il Castello, che è legato a due personaggi di notevole spessore: il primo è Luisa Sanfelice, protagonista femminile della rivoluzione napoletana del 1799 e che ispirò lo scrittore Alexandre Dumas (padre), col romanzo “La San Felice”, e il secondo è la scrittrice francese Marguerite Yourcenar, che menzionò il castello nel racconto “Anna, soror”, ispirato ad Anna, la sorella di Didone, mitica regina cartaginese innamorata di Enea.

Non mancano torri di fortificazione e chiese suggestive e silenziose, dove potersi raccogliere spiritualmente per rigenerare l’animo: la più importante è la chiesa di Santa Maria di Costantinopoli, la cui tradizione la vuole edificata dopo aver ritrovato la statua della Madonna sgorgata dal ventre del mare, dopo che gli infedeli avevano cercato di portarla via al tempo delle scorrerie turche del Cinquecento.

Agropoli è anche tipicità, gastronomia e cucina tradizionale: lungo le stradine che costeggiano il porto e il lungomare San Marco è possibile assaggiare piatti a base di pesce fresco appena pescato e sorseggiare vini delle aziende vitivinicole cilentane, magari osservando la luna che si specchia nel mare che lambisce la costa.

Agropoli è eco di leggende, di miti che non smettono mai di sussurrare il loro passato, è intreccio di Greci, Bizantini e Saraceni, che vivono continuamente nel sangue di un paese che non smette mai di regalare ai suoi visitatori un appuntamento imprescindibile con la storia. Agropoli è mare, è la voce della lontana dea Artemide che non smette mai di modulare canti sulla sabbia e di sorridere ai visitatori del presente e del futuro.

Monica Acito

Lo sapevi che…

In alcune giornate speciali è possibile scoprire le bellezze del centro storico e visitare il castello di Agropoli in compagnia di una principessa! Il tour dedicato ai bambini prevede un entusiasmante spettacolo a sorpresa…magie di bolle, balli d’epoca e avvincenti racconti!

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