Una ricetta antica per accogliere la Pasqua


Comprare doni per i propri nipoti a Pasqua, in una famiglia numerosa di 9 figli, negli anni ’50 era una cosa abbastanza difficile per Francesco e Antonietta. Così armati di pazienza e fantasia, i due coniugi, nella settimana Santa solevano preparare i “pizzicocchi”.

Una tradizione familiare antica, tramandata dagli avi e interrotta soltanto nei periodi più bui della guerra. Un giorno da dedicare alla preparazione dei dolci, a scaldare il riso o pestare il grano, a lavorare e stendere mollemente l’impasto per avvolgere gli ovetti delle galline. Le uova si iniziavano a “stipare” già dall’inizio della Quaresima, altrimenti con una sola gallinella o due, come si faceva a raccoglierne una ventina?!  Se la gallinella non faceva più uova, sarebbe stata povera anche la Pasqua.

In un tempo lontano di semplicità e miseria “i pizzicocchi” servivano per celebrare la Resurrezione del Signore e questo insegnamento veniva offerto dai più anziani, soprattutto ai bambini e ai promessi sposi. Il pizzicocco si dava in dono ai più piccoli come oggetto di condivisione, manifestazione di gioia e affetto per celebrare la venuta di Cristo al cielo. Si offriva anche ai fanciulli o alle ragazze già promesse in sposa, come un segno di fecondità, un inno alla vita con la necessità di perpetuarla.

Non so se “pizzicocco” sia il nome esatto da attribuire a questo dolce pasquale, ma so che mia nonna ci teneva che si chiamassero e si preparassero secondo la sua ricetta.

Ricercando di qua e di là tra ricette perdute, trovo che dalla Lucania venivano preparazioni simili, oppure che in Liguria e in altre zone d’Italia si preparano i “canestrelli o cestini di Pasqua”, dolci molto simili ai pizzicocchi di nonna Antonietta. Eppure quelli di nonna sono i più buoni, i più profumati, i più soffici. Strano a dirsi perché i pizzicocchi sono quasi come taralli, sono duretti da mangiare. Forse nella mia mente conservano la sofficità dell’infanzia e il profumo dolce delle mani rugose di mia nonna.

 

Ingredienti 

1 Kg di farina

150 gr di burro

250 gr di zucchero

3 uova

buccia di limone grattugiato a piacere

un pizzico di sale

un pizzico di amore e fantasia

 Preparazione

Disponete la farina su un piano da lavoro, ricavate un buco al centro e ponetevi le uova. Sbattetele e aggiungete il pizzico di sale, lo zucchero, il burro sciolto e la buccia di limone. Iniziate ad amalgamare inglobando gradualmente la farina con la forchetta. Aggiungete se occorre acqua tiepida o latte per lavorare al meglio l’impasto.

Lavorate a mano la pasta finché non raggiunge una media consistenza e aiutatevi con la farina affinché non si attacchi né alle mani né al piano di lavoro. “Quannu nu azzecca nè ai man ne au tumbagn è bona”

Stendete l’impasto orizzontalmente e tagliatene dei piccoli pezzi da allungare ulteriormente. Create degli anelli  piegando la pasta a mo’ di taralli e lasciate riposare sulla spianatoia per qualche minuto.

Prima di infornarli spennellate l’impasto con uovo sbattutto e posizionate l’uovo intero al centro del tarallo. Se lo desiderate potete creare un fiocchetto o un manico intorno all’uovo per dare l’idea di un dono o un cestino. A seconda delle preferenze e della fantasia potete decidere di dare anche una forma diversa al pizzicocco intrecciando due o tre fili di pasta tra loro dandogli poi una forma circolare.

Cottura

Dopo aver spennellato il pizzicocco, cuocete a forno medio (160 gradi) per circa 20 minuti

Impiattamento

Decorate i pizzicocchi con confettini colorati e cospargete di zucchero a velo.

I pizzicocchi sono serviti!

 

Anticamente la cottura avveniva nel forno a legna. Mia nonna infornava i pizzicocchi quasi a cottura ultimata delle pastiere e stava attenta a non farli bruciare. Li tirava fuori dopo una ventina di minuti e lasciava il resto dei dolci ad asciugare. Non usava decorazioni ma faceva dei segni e dei ricami con la forchetta.

Nonna Antonietta regalava un pizzicocco ciascuno e con questa antica ricetta dolce e salata, tra risate generali e scherzi, si dava il via alla Pasqua.

Sofia

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