Nel tuffo, come nella vita, non resta che scegliere se restare immobili o saltare…
Paestum, 3 aprile 2018
Amare Paestum e i suoi templi è facile. Sfido chiunque li veda per la prima volta a non avere un fremito, un brivido per l’abbagliante bellezza e ricchezza della nostra passata civiltà. Le parole chiavi per comprendere il sito di Paestum sono queste. Civiltà e Luce. Se avete visto i templi e passeggiato per il parco archeologico al sorgere od a calar del sole, sapete bene di che tipo di luce e di che atmosfera io parli. Sono Massimo Mangiola e con Paestum c’è stato un amore a prima vista. Di quelli che non scordi mai, insomma.
Paestum deve essere conosciuta in maniera diversa da come lo è stata finora. È un tesoro che deve diventare sempre più patrimonio universale e come tale riconosciuto. Nel mio piccolo ho voluto dare un contributo a questo fine. Come? Scrivendo con passione, studio ed entusiasmo di questa città, di questa colonia fiorente dell’antica Grecia, culla di altissima civiltà.
Qui vi è la cornice principale del mio romanzo. Si possono riconoscere, tra le righe, i diversi luoghi visitabili dell’area archeologica. Sono richiamati usi e costumi del tempo e si assiste all’incontro di tre popoli: i greci, i lucani e i romani, in un periodo storico in cui ci fu il passaggio dalla Poseidonia greca alla Paestum romana.
Il protagonista Neos, un uomo forte e valoroso e discendente della stirpe Achea dei Telamonio, lo troviamo già vinto dagli eventi. Percorre suo malgrado la strada che lo conduce all’inizio della fine. Il percorso del tuffatore è netto, chiaro, lampante. È il padre di famiglia che vive e lotta per gli ideali dei suoi antenati e per la sua patria ma da quest’ultima viene poi condannato. Egli cercherà quindi di completare la sua esistenza senza rimorsi e rimpianti. Con l’animo sereno e con la consapevolezza di essere nel giusto. Ma gli eventi in realtà lo porteranno altrove, ad incamminarsi su un sentiero nuovo. Un tracciato in cui l’uomo non è in grado di avere il controllo su nulla, in cui dovrà imparare ad abbandonarsi e lasciarsi andare, vivere sempre l’ultimo secondo di vita come il primo della nascita.
Tutto questo ed ancora altro è ‘Il Tuffatore’. Vorrei invitare a “tuffarsi” in questa lettura chiunque ne abbia piacere o sia semplicemente spinto dalla curiosità. In particolare agli amanti della cultura classica, a chi resta ancora affascinato di fronte a quello che ci è stato tramandato, a chi ancora crede nei sentimenti che un tempo avevano un valore, anche a chi il mondo dell’antichità è rimasto sconosciuto: sarete accompagnati per mano e fatti immergere in ogni singola tappa del libro. “Non ci resta che scegliere se restare immobili o saltare” …io mi tuffo!
Massimo Mangiola
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