Navigare un fiume sotterraneo alle grotte di Pertosa-Auletta


lunedì 9 luglio, 2018

Se vi siete lasciati affascinare dall’atmosfera dantesca, cupa e ammaliante delle grotte di Castelcivita, potrete replicare tranquillamente visitando le grotte di Pertosa. Nel Parco Nazionale del Cilento esistono ben due complessi speleologici dalla vasta portata, ed è possibile raddoppiare l’emozione e la gioia di esplorarli e scoprirne fino in fondo le ricchezze.

Le grotte di Pertosa-Auletta sono l’unico sito speleologico in Europa dove è possibile navigare un fiume sotterraneo: le similitudini con il fiume infernale, l’Acheronte, e il suo traghettatore Caronte, vengono più che spontanee e contribuiscono a creare un’atmosfera dai contorni sublimi e seducenti. Accingersi ad un viaggio in barca significa farsi cullare solo dal rumore secolare dell’acqua e dai suoi vortici scroscianti, in un’atmosfera senza tempo e incastonata nel telaio eterno della memoria. Solcare il fiume Negro, che accoglie i visitatori come una dolce madre acquatica, permette alla mente di viaggiare tra le grotte, le stalattiti, le stalagmiti e il silenzio profondo che cattura ogni istante fissandolo in un abbraccio irripetibile.

Le grotte si estendono per circa tremila metri nel massiccio dei Monti Alburni: il complesso carsico si sviluppa nelle viscere dei comuni di Auletta e Polla e ha anche un fortissimo interesse a livello paletnologico. I reperti recuperati all’interno nelle grotte tra il 1896 e il 1898 dallo storico Paolo Carucci, provano infatti che le cavità furono abitate intorno all’epoca del bronzo: si è ipotizzato che gli abitanti delle grotte dovessero essere perlopiù pastori e che vivessero su delle palafitte.

Come per le grotte di Castelcivita, anche per quanto riguarda le grotte di Pertosa è stato possibile godere, per circa otto anni, di uno spettacolo concernente l’iconografia dantesca: le grotte hanno ospitato per anni “L’Inferno di Dante nelle grotte”, uno spettacolo in cui un attore raffigurante Dante ha condotto il pubblico attraverso le profondità dei dieci cerchi infernali, stimolando gli spettatori a incrementare le proprie virtute e canoscenza; l’atmosfera della prima cantica della Divina Commedia ha dipinto con le proprie tinte fosche le cavità carsiche, stagliandosi tra rocce, convessità, stalattiti, stalagmiti e corsi d’acqua, creando una sapiente miscela capace di far tremar le vene e i polsi, utilizzando sempre il lessico dantesco.

Attualmente, le grotte di Pertosa ospitano lo spettacolo “Ulisse: il viaggio nell’Ade”, che scandaglia i meandri dell’Odissea, il mitico poema omerico, in special modo la discesa di Ulisse negli Inferi per cercare l’indovino Tiresia. A differenza della precedente rappresentazione dantesca, non vi sono guide incaricate di guidare lo spettatore, ma quest’ultimo assume il punto di vista dell’eroe mitico e ripercorre le sue vicissitudini e le sue peregrinazioni, fronteggiando gli spettri e i demoni di Ulisse nel suo viaggio nell’Ade.  Ciò che più sconcerta lo sguardo del visitatore è che non vi è alcun bisogno di posizionare scenari, installazioni e fondali per creare una sorta di profondità teatrale, ma è il nudo paesaggio a creare la drammaticità della narrazione, nella sua selvaggia naturalezza. Natura, storia, mito e antichi poemi: un’escursione nelle grotte di Pertosa è l’ideale per placare gli istinti più profondi e la sete di conoscenza che alberga in ognuno di lui, perché è pur vero che fatti non fummo a viver come bruti, ma per seguire virtute e canoscenza.

Monica Acito