Gli occhi pieni di lacrime per vedere Maria


venerdì, 22 giugno 2018

È impossibile parlare di Novi Velia scindendola dalla figura diafana di Maria e del suo santuario, ubicato nelle alture più remote del Cilento. Di matrice bizantina è la sua formazione, perché Novi (nel Medioevo Noves o Nobes e Noe) si formò sui resti di un’antica fortezza enotria rafforzata dai greci di Velia per il controllo della chora velina. La sua storia medievale e d’età moderna è lunghissima e sterminata: basti sapere che Novi è stato spesso a capo come autorità di veri e propri “stati” che inglobavano i comuni vicini, tra cui Angellara, Cannalonga, Vallo della Lucania, Cuccaro, Gioi e Magliano Vetere, e durante il periodo unitario ha inoltre fatto parte del circondario di Vallo della Lucania.

Il borgo di Novi Velia è molto grazioso, particolare e caratteristico, da visitare muniti di buona macchina fotografica, ma occorre allenare le gambe e l’energia per un’escursione più ambiziosa e di ampio respiro, quella al Santuario della Madonna del Sacro Monte di Novi Velia. Il Santuario riveste una grande importanza per la comunità cilentana: sono tantissimi i comuni che organizzano pellegrinaggi e che accorrono al Sacro Monte, luogo sacralizzato e ombroso di leggende, misticismo e spiritualità. Un tempo, nello stesso punto dell’attuale santuario, sorgeva un antico tempio pagano, eretto dagli Enotri per la dea Era, ed era sicuramente già conosciuto dai Saraceni perché Gelbison, in arabo, significa “monte dell’idolo”.

Vi sono tante leggende sulla fondazione dell’attuale santuario, le più accreditate parlano di due pastori, che provarono a costruire più e più volte un santuario in onore della Madonna, ma il loro lavoro risultava disfatto il giorno seguente. Increduli, i due pastori decisero di dormire sul posto per osservare cosa effettivamente accadesse durante la notte, e portarono con sé un agnellino per cibarsene. Sul punto di essere sacrificato, l’agnellino sfuggì dalle loro mani e si fermò di fronte a una grotta che conteneva l’effigie della Madonna. I pastori ridiscesero a raccontare l’accaduto ai compaesani e al vescovo. Il vescovo si recò sul luogo per constatare con i propri occhi ma, al momento di benedire la grotta, udì una voce dall’alto: “Questo luogo è santo ed è stato consacrato dagli Angeli”.

Un’altra leggenda parla di un cavaliere sul punto di cadere dal precipizio adiacente alla chiesa, salvato miracolosamente dalla Madonna dopo averla invocata. Il cavallo arrestò la sua corsa su un pinnacolo di roccia calcarea sporgente oltre il ciglio del precipizio. Appellato “ciampa (zampa) di cavallo”, ancora oggi è possibile osservarlo. Da qui nacque l’usanza, da parte dei pellegrini, di lanciare monete nel vuoto nel tentativo di centrare lo spuntone di roccia per assicurarsi buona fortuna. Secondo la tradizione una donna nubile che riesce a centrare la roccia, ritornerà al santuario da sposata, un anziano vi farà ritorno l’anno successivo.

Con le lacrime agli occhi, i pellegrini attraversano sentieri secolari intonando canti e inni alla Madonna, e giungono al santuario per vedere Maria, la regina di quelle alture sacre. Lungo il percorso per giungere in cima, il pellegrino incontra luoghi particolari dove la devozione popolare ritiene sia apparsa la Madonna. Uno di questi è la sorgente di Fiumefreddo, conosciuta anche come Acquafredda, insieme all’abbeveratoio per gli animali. Nei pressi del santuario è presente un monticello di pietre e si ritiene sia stato formato dai sassi portati nei secoli dai pellegrini in segno di devozione. Lì si erge una croce di ferro e da questo punto comincia la Via Crucis in maioliche del ‘700, che conduce i viaggiatori davanti al complesso del santuario. Il luogo è meta di pellegrinaggi dal ‘300 ed è aperto ai pellegrini dal martedì di Pentecoste sino alla fine del periodo estivo.

Fermarsi al Sacro Monte di Novi Velia è una tappa quasi obbligata per il viaggiatore curioso di scoprire la vera anima del Cilento. Dalla preparazione al trasporto al santuario delle “cente” votive, alle preghiere, alle danze e ai canti, il pellegrinaggio al Sacro Monte diventa un tripudio di colori, suoni e emozioni assolutamente da vivere.